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Cosa sono gli acufeni?

L'acufene è un rumore fastidioso, a volte anche intenso, che si può percepire localizzato in uno o in entrambi gli orecchi, oppure genericamente all'interno della testa.

 

L’acufene (tinnitus), più comunemente riferito come ronzio, fischio, trillo, sibilo all’orecchio, viene definito come percezione di un suono in assenza di stimolazione sonora (Jastreboff, 1990).

Attualmente sembra di assistere ad un aumento piuttosto sensibile di questo fenomeno che preoccupa non solo l’audiologo, ma anche il neuropsichiatra, lo psicologo, il sociologo. L'acufene è un sintomo, non una malattia che incide nel 10-14% della popolazione mondiale; nel 5% dei casi viene riferito dai pazienti come fastidioso, nell' 1% è gravemente debilitante (Davis e Rafaie, Regno Unito, 2000).

 

Quali possono essere le cause responsabili dell’insorgenza di un acufene? 

  • le ostruzioni del condotto uditivo esterno determinate dalla presenza di tappi di cerume, micosi ecc;

  • le traumatiche quali la perforazione del timpano a seguito di uno schiaffo o per un evento barotraumatico (brusca variazione di pressione atmosferica) durante un viaggio in aereo o per un'immersione subacquea; un rumore molto forte, quale uno scoppio di un petardo, l’uso non corretto (alto volume e per lunghi periodi) di cuffie o auricolari di strumenti elettronici di diffusione musicale;

  • le infettive virali e batteriche, responsabili di infiammazioni dell’orecchio medio, interno, e del nervo acustico (neuriti),

  • l’alterazione della funzione respiratoria della tuba tipica nell’età pediatrica per la presenza di grosse adenoidi nel rinofaringe (otiti acute, effusive ecc);

  • le manifestazioni allergiche che cointeressano il distretto tubo-timpanico;

  • l’otosclerosi malattia responsabile di una sordità progressiva dovuta ad una fissità della staffa che fa parte degli ossicini contenuti nell’orecchio medio;

  • la malattia di Menière o idrope endolinfatica caratterizzata da una fluttuazione dei liquidi contenuti nell’orecchio interno;

  • le sostanze ototossiche, dette così perché arrecano un danno alle cellule acustiche dell’orecchio interno (antibiotici aminoglicosidi, diuretici, farmaci antineoplastici, antinfiammatori, antimalarici, betabloccanti, antidepressivi triciclici);

  • le cause metaboliche (diabete, iperlipidemie, ),

  • le cause vascolari associate ad ipertensione, diabete ed arteriosclerosi;

  • le cause immunologiche esistono sordità autoimmuni;

  • le patologie del nervo acustico su base tumorale quali il neurinoma, i conflitti neuro-vascolari, la sclerosi a placche

  • post-operatorie o come complicanza della chirurgia  auricolare o della anestesia generale;

 

Gli acufeni prediligono sesso e età?

L’acufene indifferentemente può manifestarsi a tutte le età negli uomini e nelle donne senza significative prevalenze.

I pazienti come riferiscono il sintomo acufene?

Gli acufeni possono manifestarsi in molteplici modi: a frequenza alta (es. pentola a pressione, sega circolare), altre volte spostati verso le frequenze gravi (es. una cascata d’acqua), in altre occasioni come un suono variabile e diffuso su tutte le frequenze dell'udibile (es. cinguettio, cicale, grilli, cigolio), oppure sono di tipo pulsante come il battito cardiaco o intermittente come uno scatto meccanico.

Si può parlare di acufene più o meno grave?

Generalmente il paziente identifica la gravità dell’acufene in funzione dell’intensità “la forza dell’acufene”, invece è  di primaria importanza il suo effetto soggettivo, infatti l’esperienza clinica dimostra, essendo l’intensità dell’acufene un parametro misurabile con prove audiometriche di acufenometria,  che un acufene di lieve intensità, può essere  poco tollerabile, fastidioso con  ripercussioni sullo stile di vita e sull’attività lavorativa fino a poter condizionare negativamente lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Quando l’acufene è percepito per la prima volta, è un nuovo segnale, non ci sono modelli di esso nella memoria uditiva. Fino a quando non sarà compiuta un’adeguata valutazione diagnostica, questo sintomo sarà vissuto con sospetto e paura.

Molte persone a causa dell’associazione acufene = minaccia, vivono una condizione di grave disagio, lo considerano un sintomo minaccioso: pensano che un acufene sia il campanello di allarme di una pericolosa patologia nascosta (tumore in testa! Accidenti vascolari cerebrali!). Molto spesso dietro all'acufene c'è solo un modestissimo danno delle cellule neurosensoriali dell’orecchio interno.

Sfortunatamente le paure e lo sconforto spesso aumentano ascoltando racconti di amici, conoscenti, e, certamente non migliora il quadro, l’approccio tradizionale di molti medici e specialisti al problema nel dire ai pazienti che non c’è nulla da fare, che l’acufene persisterà e bisognerà imparare a convivere con esso.

In alcuni pazienti la paura per l’acufene e l’ansia ad esso correlata determinano un disordine psicologico, che può aggravare stati preesistenti di tensione, perdita di concentrazione, insonnia, depressione. Spesso questi fattori, uniti ad una eccessiva attenzione al ronzio, innescano circoli viziosi con il risultato di aggravare ulteriormente il ronzio sviluppando stati fobici. I pazienti hanno bisogno di assistenza per interrompere questi circoli viziosi, e quindi di informazione e sostegno.

Assioma della moderna audiologica è cancellare l’equazione acufene = paura-ansia e per ottenere ciò è necessario che il paziente conosca l’acufene.

 

Dove si genera l’acufene?

A tutt’oggi non è chiaro il meccanismo che genera l’acufene; una delle più moderne teorie lo individua nella riduzione della funzione uditiva (ipoacusia), comune a tutte le patologie sopra accennate. La genesi dell’acufene, secondo questa teoria, sarebbe da imputare ad un nuovo adattamento del sistema nervoso centrale conseguente al deficit sensoriale uditivo o più semplicemente il cervello, mettendo in atto dei fenomeni di compenso al danno uditivo, genera l’acufene.

 

"Soffro di acufene: cosa posso fare?"

Il moderno trattamento si basa su tre tappe fondamentali:

  • Momento diagnostico caratterizzato da uno studio otoneurologico da effettuarsi presso centri specializzati.

  • La conoscenza da parte del paziente dell’acufene e dei meccanismi ad esso correlati.

  • Il trattamento terapeutico, una volta effettuata la diagnosi, si fonda, là dove è possibile sulla rimozione della causa scatenante, nei rimanenti casi nella proposta di un trattamento di rieducazione. Il principio di questo trattamento, relativamente recente, è la TRT  - Tinnitus Retraining Therapy – ( terapia di rieducazione o di riprogrammazione al tinnitus), dovuto a ricerche di P.J.Jastreboff e J.W. Hazell,  tale metodo associa l’utilizzo di un generatore di rumore ad una terapia riabilitativa (counselling) allo scopo non tanto di modificare le caratteristiche psicoacustiche dell’acufene, ma bensì di ridurre gli effetti negativi derivanti dall’acufene. Per meglio comprendere quanto affermato è necessario conoscere come tutti i messaggi sonori, provenienti dall’orecchio, viaggiano nelle vie uditive del sistema nervoso centrale dove vengono  sottoposti a un controllo, o meglio ad un filtraggio, prima di arrivare allo stato di coscienza. La rete neuronale responsabile del filtraggio è situata in sedi sottocorticali dove ciascun segnale viene elaborato con meccanismi di integrazione, amplificazione o attenuazione prima di essere inviato alla corteccia e diventare sensazione cosciente. Se uno di questi messaggi, l'acufene appunto, non riconosciuto in quanto non presente nella memoria uditiva, viene considerato come segnale  di pericolo, si attiva un meccanismo di allarme nel sistema limbico che porta ad amplificare la sensazione dell’acufene, per consentire al sistema nervoso autonomo di porre in atto tutte le contromisure per “lottare o fuggire” (aumento pressione vascolare e della frequenza cardiaca, rilascio adrenalina, contrazione dei muscoli cervicali, dorsali, ecc.) e alla corteccia cerebrale di rendere “bene” consapevole l’acufene stesso. La TRT è finalizzata appunto alla riprogrammazione dei filtri cerebrali con la finalità di attenuare o eliminare il fastidio provocato dall'acufene. Alla fine del trattamento il paziente non avvertirà più l’acufene come sintomo estremamente debilitante, ma avrà appreso come controllare le componenti emozionali ad esso associate, riducendo l’impatto emotivo complessivo che era causa della dimensione invalidante.

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